
Dopo quello visto a Torre del lago (2011) con, sullo sfondo, la distesa di acqua ed il cielo estivo notturno, e dopo quello a Bolgheri (2010) in una incerta nottata di luglio con il rumore dei tuoni e dei fulmini alle spalle ( il fine luglio è sempre meteorologicamente imprevedibile) eccomi questo 22 luglio alle Terme di Caracalla in una sicura serata estiva romana, che segue alla improvvisa grandinata del giorno precedente.
Di nuovo Bolle&friends; è per me un richiamo ogni anno, sempre nei giorni attorno al mio compleanno, pretesto quindi per un regalo.
Le Terme di Caracalla sono un contesto suggestivo ed affascinante. Quest’anno Bolle era su questo palco a cielo aperto con gli “amici” del Metropolitan di New York.
Non voglio adesso descrivere i brani di danza che ho visto, che per motivi diversi, ho trovato belli, interessanti o addirittura entusiasmanti. Li troverete tutti ben descritti da questo post di ilpadiglionedoro http://ilpadiglionedoro.wordpress.com/2013/07/28/fra-stars-stripes-e-prototype-roberto-bolle-e-labt-alle-terme-di-caracalla/
Quello che vorrei dire è che il vero Bolle si è manifestato principalmente nell’ultimo brano, quello ideato coreograficamente per lui da Emanuele Volpini.
Qui Bolle, finalmente solo, ha messo in evidenza le sue doti di ballerino-artista, mostrando tutta la sua vena interpretativa e le sue caratteristiche tecniche che uniscono al movimento sinuoso ma pulito un che di possente, senza uscire fuori dal perimetro dell’interpretazione artistica, senza mai apparire puramente atletico.
L’ ultimo brano presentato – Prototype – che mi ha particolarmente colpito si ammira per la vera ricerca artistica del coreografo e la coerente interpretazione del ballerino; si tratta di un’opera.
Il confronto con i ballerini americani viene, a questo punto, da sè;
il substrato culturale di Bolle, la sua origine, ciò di cui è impregnato si manifestano in lui con naturalezza, non c’è sforzo, è un’insieme: la fusione di gesto (la danza) e pensiero, o l’uno che viene dall’altro e viceversa. Ed è proprio questo che ha affascinato il pubblico americano ( nel 2009 Roberto Bolle è stato nominato “Principal” dell’American Ballet Theatre, New York) , che per la prima volta, sembra, ha acclamato un ballerino europeo.
Ce lo spiega la critica di danza Valentina Bonelli
” …la rara bellezza scenica e la nota precisione tecnica di Bolle sarebbero potute non bastare a un pubblico che insieme all’eccellenza richiede ad ogni suo Guest una personalità artistica che lo sorprende, ancor meglio se rivelatrice dellapropria cultura d’origine. Il momento artistico felicissimo e le particolari condizioni del debutto americano, sei anni fa, convinsero subito gli americani che il ballerino italiano con le proporzioni da statua romama e l’avvenenza da divo di Hollywood avrebbe portato sulle loro scene una sensibilità interpretativa nuova.”
Non perdiamoci la danza.
Dafne
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