Non c’è che dire. Appena uscita da teatro la soddisfazione era molta: si era appena concluso lo spettacolo – I Fratelli Karamazov – ed io poche ore prima avevo appena terminato il romanzo stesso. Ancora ridondante, dentro di me, delle atmosfere abbondanti, gloriose ed ingloriose del libro, le ho interiormente ripercorse , senza averne coscienza, durante lo spettacolo.

Del resto, i fatti principali narrati nel cospicuo volume di 815 pagine si sono verificati anche a Teatro, i personaggi principali erano lì, davanti a me ( in realtà ad una buona distanza, essendo io in galleria). Un difficile risultato da ottenere, considerata la complessità della trama ed il numero dei personaggi, ma la garanzia c’era: la regia di Glauco Mauri e Matteo Tarasco.
Un bello spettacolo certamente, ricco di vicende e di contenuti, da non perdere nel caso se ne avesse l’occasione. Però… dove era la complessità del padre Karamazov e l’incertezza non del tutto compiuta di Aliosa? E perchè Dimitri sembrava sempre di corsa con quell’impermeabile quasi alla moda?
Ma tant’è: un Dostoevskij per teatro rimane comunque un’esperienza a cui non rinunciare.
Grata agli autori ed ai bravi attori per l’impegno intellettuale nel voler mettere in scena I Fratelli Karamazov di Fedor Dostoevskij e per avermi dato la motivazione a leggere il difficile romanzo e ad entrare nella mentalità del grande autore che adesso non riesco a lasciare: il 2019 sarà per me l’anno della lettura di Dostoevskij, biografia compresa!
Dafne Visconti