I disincantati – Budd Schulberg (New York 27 marzo 1914 – 5 agosto 2009) Sellerio 2007
Nell’insieme il romanzo risulta commovente, per il realismo dello stile, per la scrittura che non indugia inutilmente e per un sano senso di disincanto che pervade la lettura, dall’inizio alla fine. Come sottofondo forse l’illusione di un vero amore.
Le quasi 600 pagine non scorrono senza sforzo, anzi, richiedono impegno e concentrazione, a volte stancano, eccessive. Ma spesso, più che spesso, ci troviamo a leggere brani bellissimi che danno un forte senso alla lettura, al lettore, alla letteratura. Dialoghi vividi e convincenti, aperture improvvise a finissime descrizioni di passaggi mentali e rapide impressioni.
In questi momenti mi è stato chiarissimo il perchè si deve leggere sempre e – nello specifico – il perchè continuare a leggere questo libro.
L’interesse per il libro mi è nato perchè racconta dell’ultimo tragico periodo di Francis Scott Fitzgerald. L’autore, Budd Schulberg, ebbe modo di conoscere Fitzgerald umanamente e professionalmente nella fase finale della vita del famoso scrittore, quando ormai al tramonto della sua carriera si era adattato a lavorare per un produttore di Hollywood. E’ la fragilità di questo uomo, in questo tempo, che permette un vero incontro fra lui e Schulberg che ammaliato dal mito Fitzgerald come dal suo tracollo riesce a romanzare questa sua strana esperienza.
Un bel romanzo, che impegna ed incanta.
Dafne