Piccola Milano, ricca di “amore e psiche”

E’ stato tutto una sorpresa: arrivare a Milano e sentirla piccola e semplice, guardare il Duomo grigio-rosa, bellissimo, e non sentirlo incombere. Percepirlo, invece, discreto, misurato pur con le sue guglie, il suo gotico, e lo spingersi verso l’alto. Pensavo a Milano in modo diverso prima di trovarmici.
L’atmosfera tranquilla, quasi ovattata, i movimeti lenti delle persone e dei mezzi davano un’impressione di pazienza e accettazione.

La fila di persone davanti a Palazzo Marino era proprio così, paziente e compiaciuta dell’opportunità di potersi trovare, di lì a poco, di fronte ad Amore e Psiche del Canova ed alla Psychè et l’Amour di Francois Gerard.

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La perfezione, l’armonia ed il senso di eternità di” Amore e Psiche stanti” si intuiscono in virtù della loro compostezza, delle linee combacianti e dello spazio occupato, dalle due figure,  in modo netto e raccolto, composto. E’ questo, credo, che dà senso di infinito, di una coscienza senza tempo; da tale impressione si è rimandati all’idea che la scultura che vediamo e ciò che riesce a trasmetterci sarà vero e valido per sempre. L’immortale Amore è umanizzato, credibile, vicino a noi e la mortale Psiche consegna la sua anima (la farfalla) nella mano di Amore da lei sorretta, tenuta, nella piena consapevolezza del reciproco trasformarsi. La naturalezza del gesto e delle espressioni dei volti incantano.

La visione del Gruppo scultoreo è suggestiva, appare leggero e morbido, il marmo riluce nel quasi buio della sala, lo sguardo è catturato e si è spinti alla contemplazione ed al silenzio; siamo davanti ad un mito, si avverte pienamente.

La bellezza di “Psyche et l’amour” di Gerard sembra derivare dalla perfezione, dalla pura sensualità dei corpi, dalla raffinatezza della rappresentazione del mito. Amore, invisibile, bacia Psiche, la quale incrocia le braccia sotto il seno a dimostrare la percezione di una forte emozione e di uno stupore che trapela dalle labbra socchiuse. E’ questa la prima opera che vediamo, colpiscono subito la delicatezza e la bellezza dei colori tenui, perfettamenti manifesti, nelle loro sottili sfumature, grazie al buio in cui è posto il quadro.

A completare il percorso espositivo vi è un interessantissimo video dove artisti, esperti, critici esprimono le loro idee ed impressioni sull’amore e la sue rappresentazioni. Considerazioni allo stesso tempo semplici e pregnanti come quella riguardante il confronto fra pittura e scultura: il quadro, a causa della sua bidimensionalità, risulterà sempre più enigmatico di una scultura che si propone, per la sua tridemensionalità, più coerente al nostro abituale modo di percepire visivamente la realtà. Oppure quando il massimo esperto  parla di  sensualità nell’arte, ad indicare il percepire con consapevolezza la vita attraverso i sensi, una missione umana che trova aiuto e rifugio nell’arte, massimamente nell’arte classica.

Niente di più sorprendente trovarsi in una città, percepita prevalentemente come motore produttivo ed economico, ed addentrarsi nei meandri dell’ Amore e della Psiche.

Dafne

17 comments

  1. “Amore e Psiche” è un’opera sublime, di grande magnificenza.
    Complimenti per l’articolo. Riesci sempre a raccontare in maniera emozionante quello che un’opera sa regalarti. Potere dell’arte!

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    1. Grazie Simona! E’ sempre un grande piacere trovarti sul blog. Mi hai fatto un bel complimento, ..quella di saper raccontare ciò che ricevo da queste esperienze è la mia speranza ogni volta che mi cimento nello scrivere.
      A presto!

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  2. È bella questa tua riflessione, soprattutto sulla presenza fisica di un “amore” che seppur ideale si presenta in una conposizione di grande equilibrio. Canova non è tra i miei artisti preferiti, lo trovo molto “disumano”, ma opere come questa o “le tre grazie” mostrano decisamente la grandezza del genio umano!

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    1. Come puoi immaginare, adesso sono molto curiosa di capire meglio cosa intendi per “disumano”…forse la staticità ricercata? o l’idealizzazione della figura umana tipica del neoclassico? Comunque anche io ammiro molto il barocco del Bernini. Potrei dire che mi raccontano storie completamente diverse.

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      1. Forse “disumano” è un termine troppo dispreggiativo, ma che rende l’idea di una idealizzazione che per sfiorare la perfezione si allontana dall’umano. Se penso ad esempio al Ratto di Proserpina o alla Dafne di Bernini, ricordo le carni vive e le fronde dei rami dove si può immaginare di ascoltare il vento che vi passa in mezzo. In Canova questo non accade, perchè è tutto condotto alla perfezione ideale. Come forse già dicemmo proprio da queste parti, questa differenza la si puó cogliere dal vivo a Villa Borghese. Fare un raffronto dal vivo tra la Paolina Borghese e la Dafne berniniana!

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  3. Certo, capisco perfettamente di cosa parli. Solo pochi mesi fa ero a Villa Borghese, e l’immagine che dai del vento fra i marmi del Bernini spiega il senso di vita, di carne viva che suscitano le sue opere che arrivano a toccarci le viscere; il Canova, forse, con il suo modello eterno ed ideale e’ più cerebrale, simbolico, quindi ci raggiunge meno fisicamente.

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  4. Hai saputo descrivere molto bene tutte le tue emozioni!
    Interesantissimi anche i commenti!
    Ritornerò da te!
    Con un sorriso
    gb
    “L’atmosfera tranquilla, quasi ovattata, i movimeti lenti delle persone e dei mezzi davano un’impressione di pazienza e accettazione”
    Mah… Tu sei riuscita a cogliere questo? Ne sono felice!
    Io ho colto ben altro!

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      1. Grazie, dafne.
        Le nostre sensazioni sono talmente intense e “strane” da lasciarci stupiti talvolta e sono estremamente soggettive.
        Io, normalmente, sento “rumore” a Milano, qualcosa che detesto.
        Ciao
        gb

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  5. Amore e Psiche è il mito dei miti, è Uomo e Donna così come la storia ha declinato. Se non lo conosci, ti segnalo un testo meraviglioso di Eric Neumann (stesso titolo) che legge il mito alla luce dell’Anima femminile, così come Jung la concepiva.
    Un saluto

    A

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