La curiosità mi ha spinto a visitare la prima Affordable Art Fair a Roma (a Milano si sono svolte già due edizioni). La caratteristica di questa fiera è che il prezzo massimo delle opere esposte non supera i 5000 euro, e su ogni opera è mostrato chiaramente il prezzo.
Ci si muove fra gli stend, frastornati dalla quantità di opere che ci circondano. Ogni galleria presente, propone tre-cinque artisti ed ogni galleria è diversa per stile e tipo di allestimento. E’ un suk dell’arte, multiforme e variopinto. E’ caotico, ma non ci si sta male; nella moltitudine delle opere proposte lo sguardo viene maggiormente attratto da quelle che hanno una loro sicura originalità, inconsciamente si opera una selezione veloce: alcune opere chiamano, attraggono, altre scorrono lontane.
E’ stato interessante, formativo. Si tratta di arte contemporanea, accessibile non solo per il prezzo, ma anche per i contenuti godibili e spesso innovativi.
Uno spaccato del senso estetico contemporaneo, proposto semplicemente, senza pretese. Ho sentito, qui, l’espressione artistica e creativa come una lingua universale, ho sentito il passaggio comunicativo fra chi crea e chi fruisce in modo lineare, veloce, senza apparati strutturali e formali. Come dire: è così che noi aristi, autori, creativi, ci esprimiamo in questa epoca, in questi giorni, e così vogliamo dirverloe condividerlo, e se vi piacciamo comprateci.
Mi è piaciuta l’idea di desacralizzare la diffusione dell’arte contemporanea, non relegandola alle gallerie, rendendone meno formale l’approccio, meno impegnativa la possibilità di un acquisto.
Dafne